FIDATI DI NOI!

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mercoledì 20 agosto 2014

"Se ti sotterrano a culo all'aria so dove parcheggiare la bici" - R.W.

L’11 Agosto è morto Robin Williams.
Di norma, la notizia della dipartita di un attore hollywoodiano dovrebbe solamente farmi esclamare un “Ohhhh” davanti al notiziario seguito da un “quanti anni aveva?”,e nel giro di soli cinque minuti tornare alle mie faccende quotidiane senza gran trasporto. 

Questa volta no. Durante la settimana ho riguardato i suoi film più famosi, ci ho pianto sopra e mi è sembrato di vivere una perdita. Una perdita in fatto di patrimonio artistico ed emozionale. Le pellicole più famose della sua carriera hanno scandito gli anni della mia infanzia, vi sono all’interno i momenti  più divertenti vissuti nel mio salotto all’epoca. Sono film che costituiscono buona parte del ricordo di quell’affaccio alla vita, li riguardo e mi ritrovo in quella spensieratezza dove ogni cosa sembrava eterna. Dove dà fastidio che la vera identità di Mrs. Doubtfire venga scoperta in quel bagno e che Peter Pan, ormai dimentico del suo passato non riesca a volare. 

Sembra impossibile come una persona che non si conosce, per la sua impareggiabile bravura, riesca a farti ridere con la stessa facilità con cui ti fa commuovere. Impresso nelle mie lacrime c’è “Al di là dei sogni”, l’artistica ricostruzione del paradiso e la nera rappresentazione dell’inferno, il distacco materiale ed il ritrovarsi spiritualmente. E “L’uomo bicentenario”: la fantascienza che riesce a creare amore, il robot che ha sentimenti umani più puri dei nostri perché non li dà per scontati. 

Mi ha fatto effetto anche rivedere “Patch Adams”, in particolare gli stralci recitati con Philip Seymour Hoffman, scomparso pochi mesi fa con una siringa nel braccio. Soprattutto il fatto che in esso si parlasse così tanto di suicidio e depressione … e di come interpretare certi ruoli magistralmente non abbia dato loro la chiave di volta per affrontarli e batterli nella vita reale. Ho guardato anche gli spettacoli di cabaret su HBO, le interviste da Letterman e “Good Morning Vietnam” lasciandomi stupire dalla naturalezza con cui l’improvvisazione lo animava. 
Io sono particolarmente sensibile all’arte e affascinata da essa quando la ritrovo florida in qualcuno. Perché l’arte è legame che in modo internazionale ci annoda tutti, ci cinge la vita e ci lega per chilometri di oceani e diversi paesi facendoci sentire un tutt’uno. Chi ha la gran fortuna di saperla maneggiare, non solamente di saperne fruire, ha un privilegio immenso: la capacità di condividere sé stessi con gli sconosciuti e di riuscire a farsi compiangere sinceramente una volta morto da chi non l’ha mai guardato negli occhi se non attraverso uno schermo.  


Zevianna

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