A volte mi chiedo perché la raffinatezza di alcuni film si
perda nel successo di altri ben meno importanti. Non si parla di ciò che è
commerciale oppure no, ma di ciò che è ben fatto e di buon gusto, soggiogato troppo
spesso da più costose espressioni di ovvietà. Quando è uscito “La grande
bellezza” con esso sono arrivati anche il grande tormento di chi lo osannava
pensando di percepirne all’interno un significato ben celato al resto
dell’umanità (mah). E gli improperi di chi invece per un pregiudizio affrettato
e apposto a priori vedeva solo la noia e la lentezza che il film effettivamente
a tratti ha. Per quanto mi riguarda: mi è piaciuto, non vedo sinceramente tutta
questa difficoltà nel capirne il senso e mi pare che il “tirarsela di meno”
degli uni e lo “sforzarsi un attimo di più” degli altri sarebbe ben gradito.
Detto questo, vorrei farvi conoscere alcune pellicole che
nonostante la loro pluri-premiazione e attenzione della critica non sono mai
oggetto di conversazione:
“Leaving Las Vegas” oppure “Via da Las Vegas”: film del
1995, tratto dall’omonimo romanzo e valso un premio Oscar al protagonista
Nicolas Cage e la nomination per la protagonista Elisabeth Shue. Ben è un alcolizzato che
rimasto senza lavoro e famiglia decide di andare a Las Vegas per spendere tutti
i suoi soldi nell’alcol che lo ucciderà, lì conoscerà però Sara, una prostituta
disposta a cambiare la sua disastrata vita per permettere a lui di averne una. Nonostante i termini “alcolizzato” e “prostituta”
costituiscano buona parte della breve descrizione che vi ho fatto, io trovo che
questa pellicola nella sua crudezza, alle volte difficile da guardare perché espressa
con estrema veridicità, sia infinitamente romantica. Niente è più consolatorio della disperazione che unita ad altra disperazione crea dolcezza e
speranza. Oltre alla bellezza della storia segnalo un Nicolas Cage di portentosa bravura, cosa che a volte sparisce con -passatemi il termine- cazzate tipo "Ghost Rider" o "Il Prescelto".
“The life of David Gale”, poco conosciuto e da me scoperto
con una seconda serata su Rete4 di qualche anno fa. Il protagonista è
interpretato da Kevin Spacey (lasciatemi dire quanto io adori quest’uomo anche
in "American Beauty", "I soliti sospetti", "Seven", "K-pax" -di cui parlerò subito
dopo- e l’odierna serie tv "House of cards"), coadiuvato dalla brava Kate Winslet.
Il protagonista è un professore universitario impegnato socialmente contro la pena
di morte, tuttavia finirà in carcere con l’accusa di omicidio rischiando
proprio la pena capitale, una giornalista lo intervisterà nel braccio della
morte durante i giorni precedentemente imminenti alla data fissata per l’esecuzione. Questo film ha
il merito di mettere in primo piano la fallibilità della pena capitale e tutti
i difetti di una giustizia basata su questa.
“K-Pax”: chi lo conosce? Scoperto per puro caso anche questo,
vede alla recitazione ancora Kevin Spacey al fianco di Jeff Bridges. Prot afferma di
essere un alieno proveniente dal pianeta K-Pax, ricoverato in una clinica
psichiatrica stringerà un forte legame con il proprio analista, il quale si trova ad indagare attraverso la terapia dell’ipnosi sulla reale provenienza dell’uomo:
sarà un pazzo, un vero alieno o altro ancora? Emozionante ed emblematico
… da vedere.
“White oleander”: trovo questa pellicola di decisamente
troppa poca fama, ne sono protagoniste Alison Lohman (presente brillantemente anche ne "Il genio della
truffa") e Michelle Pfeiffer. La madre di una ragazzina viene condannata a 35
anni di carcere per aver ucciso l’amante con del veleno estratto dall'oleandro bianco;
la figlia sarà da quel momento (non avendo mai conosciuto il padre) trasferita
da una famiglia affidataria all’altra; ognuna di queste non adatte e che la
porteranno a fare esperienze diverse e non tutte positive. Subisce
ancora molto l’influenza della madre che la coinvolgerà per testimoniare ad una
ulteriore udienza del processo, concedendole in cambio alcune verità sulla sua
vita. Non posso fare a meno di
rivederlo ogni volta che compare sullo schermo; preciso che penso sia di gusto femmineo.
Sono solo alcuni, ma pillole di bravura miei cari due lettori. Quindi
guardateli! Voglio sperare che ci sia ancora chi voglia vedere "Dallas buyers club" al posto de "I mercenari 3" (per fortuna ho
visto il primo; mio malgrado il secondo), e sì so di avere una preoccupante predilezione per
il drammatico, la prossima volta mi sforzo di convincervi a vedere alcune
commedie ridanciane.
Zevianna

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