Alcuni giorni fa ero in coda in autostrada. Tornando da
Reggio Emilia, tra Reggiolo e Pegognaga infatti, dei lavori in corso imponevano
6 km di incolonnamento. Ma per quanto ciò possa risultare snervante per il
piede impossessato da fastidiosi formicolii; o per l’emicrania che comincia a
bussare alla tempia e che sai presto si trasformerà in dolore oppure per lo
stomaco famelico visto che erano le 13, l’ho trovato piacevole.
Innanzitutto perché con l’aria condizionata accesa, mi dava
perversa goduria constatare che fuori i gradi erano invece una quarantina, ma anche
perché ho fatto una cosa che in autostrada non puoi fare mai, e cioè osservare.
Ho guardato quei campi e quelle case che confinando con una strada sulla quale
le macchine sfrecciano sempre a centinaia di chilometri orari, nessuno si
soffermerà mai a guardare. Quei pezzi di mondo che per il loro infelice posizionamento
non faranno mai parte del particolare interesse di alcuno. Mi è parso anche
fortunato il poter stazionare, o addirittura passeggiare scendendo dall’auto
(se la temperatura lo avesse consentito) sopra ad aree di asfalto sulle quali
nessuno cammina mai.
Poi ho fatto caso ad
alcuni tratti di guard rail e ho notato che sotto di essi vi erano delle
rotelline, non avevo mai pensato che in effetti quello fosse l’unico modo
ragionevole per riuscire a lavorare su alcuni tratti di autostrada, riuscendo a
spostare agevolmente le strutture e a deviare le auto. Salvo averne poi
conferma una volta superati i lavori che hanno ingarbugliato il traffico.
Ho letto nomi scritti sui fianchi dei camion, mi sono
interrogata su cosa trasportassero e ho messo in uso la tecnologia
offerta dal mio smart phone, scoprendo svariate marche di fertilizzante.
Ho sbirciato tra le macchine ma al loro interno non vi ho
trovato niente di così diverso da ciò che si vede al semaforo (gente che si scaccola,
telefona, urla improperi).
Ho confermato la regola non scritta ma sempre veritiera (e
valida anche alle casse del supermercato) per la quale se cambi fila pensando
di andare in quella più veloce, appena lo avrai fatto, quella fila si fermerà e
la tua vecchia ricomincerà a fluire.
Se quei lavori non vi fossero mai stati avrei solo guidato,
velocemente, superando un camion qua e là, attraversando chilometri di campi,
case e vita senza accorgermene; senza soffermarmi mai sul parrucchino del mio
vicino di carreggiata o sulle dubbie abitudini all’interno dell’altrui
abitacolo. Se solo il traffico fosse stato un pelo più fitto avrei addirittura
potuto considerare l’idea di flirtare con qualcuno.
Se ogni tanto ci fosse un po’ più tempo e più rilassatezza ci sarebbe modo di fruire di più stimoli con destinazione cervello. Se vi fosse modo di
trasformare l’incomodo in opportunità al posto del fastidio; le di tutti
potenzialità sarebbero messe a frutto in modo più valido.
Innumerevoli "se" che hanno infine prodotto tal pensiero: forse se sto sul divano a guardare la tv invece di andare a correre
faccio del bene per me stessa; non potrebbe essere altrimenti.
Zevianna

Nessun commento :
Posta un commento