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mercoledì 1 ottobre 2014

MANGIO MA NON CUCINO. Atto 6: Mia figlia farà la modella.

“Anni di privazioni alimentari trasformeranno i miei figli in calamite per il successo.”

Ci stavo pensando stamane in coda all'interno del mio abitacolo per recarmi a seguire una lezione di Diritto Internazionale. L’intelligenza (nel mio caso medio-bassa) è un valore sopravvalutato: se solo avessi mangiato meno poi meno e ancora meno e seguito la cultura del culturismo, avendo io lineamenti facciali pressoché gradevoli , magari adesso potrei essere nel letto di un hotel di lusso con un dopo sbornia apocalittico dopo aver bevuto e ribevuto a non so quale fashion-party o in aereo con il mio culetto (perché sarebbe appunto un minuscolo e perfetto fondoschiena) adagiato in una prima classe che non pago.

Ho pensato che allora un'eventuale figlia potrebbe un giorno essermi grata per il mio non saper cucinare, perché gli infonderebbe la gioia per la snellezza e il ricavo economico, oltre che in immagine, traibile da tale condizione fisica. Potrebbe trovare gustoso un gambo di sedano e una carota mandati giù con litri di acqua naturale. Non avrebbe bisogno dei carboidrati e quindi nemmeno della pasta e dell’abilità nel preparare condimenti appropriati che verrebbe richiesta a me altrimenti. Pesce crudo abbattuto a dovere e insalata scondita sarebbero gli unici suoi riferimenti culinari e sforzi a me richiesti.

Ok, è vero che abbiamo lottato tanto per emanciparci e non dovrei dire certe cose. Ma è proprio l’emancipazione che ha prodotto il mio poter dire in modo disinvolto “non so cucinare”, e proprio quella frase-una volta scoperto che la cucina invece è fondamentale per viver decorosamente-mi ha poi fatto desiderare che l’emancipazione non fosse mai arrivata, in quanto se così fosse avrei imparato a cucinare e non sarei qui ad usare i miei anni di studio per filosofeggiare sull’inutilità. Mi state seguendo? Un circolo vizioso di desiderio di de-emancipazione. 

Immagino mia figlia, prodotto del mio master in non cucina, alta e ossuta che sfila sulla passerella. Bella da far invidia ma con un alito da cadavere (non di tipo ereditario) oltre che champagne e cocaina nelle vene.


E allora mi desto dall’allucinazione avuta aspettando il verde del semaforo e mi dico: 
“Sì dai, forse è ora di smettere di lessare riso e basta.”

Zevianna

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