“Anni di privazioni alimentari trasformeranno i miei figli in
calamite per il successo.”
Ci stavo pensando stamane in coda all'interno del mio abitacolo per recarmi a seguire una lezione di Diritto Internazionale. L’intelligenza
(nel mio caso medio-bassa) è un valore sopravvalutato: se solo avessi mangiato
meno poi meno e ancora meno e seguito la cultura del culturismo, avendo io
lineamenti facciali pressoché gradevoli , magari adesso potrei essere nel letto
di un hotel di lusso con un dopo sbornia apocalittico dopo aver bevuto e
ribevuto a non so quale fashion-party o in aereo con il mio culetto (perché
sarebbe appunto un minuscolo e perfetto fondoschiena) adagiato in una prima
classe che non pago.
Ho pensato che allora un'eventuale figlia potrebbe un giorno essermi
grata per il mio non saper cucinare, perché gli infonderebbe la gioia per la
snellezza e il ricavo economico, oltre che in immagine, traibile da tale
condizione fisica. Potrebbe trovare gustoso un gambo di sedano e una carota
mandati giù con litri di acqua naturale. Non avrebbe bisogno dei carboidrati e
quindi nemmeno della pasta e dell’abilità nel preparare condimenti appropriati
che verrebbe richiesta a me altrimenti. Pesce crudo abbattuto a dovere e
insalata scondita sarebbero gli unici suoi riferimenti culinari e sforzi a me
richiesti.
Ok, è vero che abbiamo lottato tanto per emanciparci e non
dovrei dire certe cose. Ma è proprio l’emancipazione che ha prodotto il mio
poter dire in modo disinvolto “non so cucinare”, e proprio quella frase-una volta scoperto che la
cucina invece è fondamentale per viver decorosamente-mi ha poi fatto desiderare
che l’emancipazione non fosse mai arrivata, in quanto se così fosse avrei
imparato a cucinare e non sarei qui ad usare i miei anni di studio per filosofeggiare sull’inutilità. Mi state
seguendo? Un circolo vizioso di desiderio di de-emancipazione.
Immagino mia figlia, prodotto del mio master in non cucina,
alta e ossuta che sfila sulla passerella. Bella da far invidia ma con un alito
da cadavere (non di tipo ereditario) oltre che champagne e cocaina nelle vene.
E allora mi desto dall’allucinazione avuta aspettando il
verde del semaforo e mi dico:
“Sì dai, forse è ora di smettere di lessare riso e
basta.”
Zevianna
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